Coronavirus, in aumento il trasporto di merci su rotaia

Una recente analisi di Fabrizio Dallari, Direttore del Centro sulla Logistica e il Supply Chain Management della LIUC Business School, evidenzia che in queste…

Una recente analisi di Fabrizio Dallari, Direttore del Centro sulla Logistica e il Supply Chain Management della LIUC Business School, evidenzia che in queste settimane di emergenza Coronavirus le aziende leader del settore logistico stanno trasferendo molte merci su ferrovia per diminuire la mobilità di persone (autisti) attraverso l’Europa. Questo avviene specialmente nel corridoio nord-sud per il traffico da/per l’Italia.

“L’Italia è da sempre, per ragioni dettate dalla sua orografia (la barriera delle Alpi) e dalle politiche di limitazione del traffico pesante su strada dei paesi confinanti (es. Svizzera e Austria), uno dei principali Paesi europei per quanto riguarda il trasporto intermodale strada-rotaia a livello internazionale; meno sviluppato invece quello a livello nazionale, dove domina il tutto-strada.

In Italia il volume di merci trasportate su ferrovia nel 2019 ammontava a 97 milioni di tonnellate annue, di cui 60 milioni con la tipologia del trasporto intermodale strada/rotaia. Particolarmente rilevante è la quota internazionale, con 62 milioni di tonnellate in import/export.

La quota parte maggiore di tale traffico intermodale internazionale è realizzata dai terminal ferroviari della cosidetta Regione Logistica Milanese che svolgono un ruolo fondamentale, collegandola i principali scali e porti del Nord Europa, con più di 500 servizi ferroviari alla settimana.

Un esempio dell’utilità del trasporto intermodale, anche sulle brevi distanze, viene dal progetto di ricerca Interreg denominato GeTRI (Gestione Transfrontaliera Trasporto Rifiuti Inerti Intermodale) che la LIUC sta portando avanti insieme alla Provincia di Varese e al Canton Ticino. Tra le due regioni esiste un importante scambio di materiali inerti (terra, pietrisco, ghiaia e residui da demolizioni), che rappresentano circa il 30% del traffico transfrontaliero.

In particolare, dall’Italia vanno verso la Svizzera inerti per il settore edile (sabbie e ghiaia), mentre in senso contrario vengono rifiuti inerti quali terra da escavo, piuttosto che del settore delle costruzioni e demolizioni, per un totale complessivo nel 2019 di 1,8 milioni di tonnellate, di cui 1,2 milioni di inerti vergini esportati dall’Italia alla Svizzera e circa 600 mila di rifiuti inerti da Svizzera a Italia.

Un volume imponente di materiali, che generano un traffico stimabile intorno ai 120.000 veicoli/anno, che tendono a concentrarsi su pochi corridoi transalpini generando inquinamento dell’aria, acustico e consumo energetico e che potrebbero essere trasferiti su ferrovia, riorganizzando in parte le filiere logistico-trasportistiche, anche in un’ottica di maggiore sicurezza e minor rischio di contagio.

In questo contesto, il trasporto intermodale ferroviario riveste infatti un ruolo particolarmente significativo, in quanto movimenta grandi quantità di merce su lunghe distanze con un utilizzo del personale limitato e facilmente controllabile dal punto di vista sanitario.

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a cura di Redazione Logistica e Trasporti