Truck Platooning: questione di tempo

La guida autonoma è uno dei grandi temi su cui si sta costruendo la mobilità dei prossimi anni, sia per quanto riguarda il trasporto…

La guida autonoma è uno dei grandi temi su cui si sta costruendo la mobilità dei prossimi anni, sia per quanto riguarda il trasporto delle persone sia per il trasporto e la logistica delle merci. Il web è ormai ricco di video che mostrano città interamente connesse, attraversate da plotoni di auto e camion che viaggiano in modo autonomo, hub intelligenti che ricevono merci che smistano verso i destinatari per mezzo di robot collaborativi, mentre i cieli sono solcati da droni pure adibiti al trasporto. L’efficacia di questi video rende tutto reale, ma si tratta di una realtà ancora virtuale. Nel frattempo, l’evoluzione procede velocemente e non è escluso che quello che oggi è ancora in parte fantascienza possa divenire reale nel giro di una generazione o anche meno. Per fare il punto sulla guida autonoma dei truck ci siamo rivolti all’ingegner Alessandro Coda, di CLEPA, l’associazione europea dei componentisti dell’automotive.

Ingegner Coda, tecnicamente quali sono le caratteristiche di un veicolo a guida autonoma?

“Un veicolo a guida autonoma è un insieme di differenti tecnologie interconnesse che consentono al mezzo di percepire la strada e l’ambiente circostante in cui si muove e opera, elaborandone i dati e azionando i relativi comandi del veicolo. Tutto questo avviene grazie ad un sistema complesso di sensori e di altri strumenti attraverso cui il veicolo, nella nostra fattispecie il camion, è in grado di ‘vedere’ la strada e i suoi ostacoli. In pratica i camion a guida autonoma, così come le vetture, sono dotati di sensori a ultrasuoni installati su diverse parti del mezzo per il riconoscimento degli ostacoli quando viaggia a velocità moderate; radar che permettono di ricostruire l’area intorno al veicolo in maniera costante e continua; scanner frontali per avere una visuale approfondita della strada che si apre dinanzi al camion; telecamere sistemate in diversi punti strategici del veicolo per riconoscere la presenza di ostacoli o per seguire le strisce divisorie delle varie corsie; sistema satellitare GNSS (che fa uso del sistema europeo Galileo) grazie al quale il veicolo è sempre in grado di rilevare la propria posizione e posizionarsi su una mappa che rivela la morfologia stradale. Tutte queste immagini non sono vagliate attraverso la vista di un essere umano, ma vengono analizzate e processate in dati essenziali dall’intelligenza artificiale di bordo, al fine di capire come reagire dinanzi a ciò che si presenta nell’area intorno al veicolo. Va inoltre detto che esistono diverse tipologie di guida autonoma, standardizzate in livelli a seconda del grado di autonomia del mezzo: livello 0, guida manuale; 1, guida assistita con Adaptive Cruise Control che supporta il conducente nel rilevamento di ostacoli o condizioni stradali pericolose; 2, guida parzialmente autonoma, con integrazione tra sistema e conducente; 3, guida autonoma condizionata, quando il veicolo è in grado di accelerare, frenare o sterzare da solo ma è necessario l’intervento umano in situazioni particolari; 4, guida altamente autonoma, ovvero di quei mezzi che sono in grado di guidare in autonomia, muovendosi e monitorando le condizioni di traffico e prevedendo situazioni tipiche di viabilità; 5, guida pienamente autonoma, vale a dire di quei mezzi che non necessitano nemmeno della presenza dell’uomo, in quanto la guida è esclusivamente autonoma”.

In cosa consiste il Platooning?

“Letteralmente il termine Platooning significa ‘plotone’ e si tratta di una serie di veicoli che viaggiano in fila, seguendosi a distanza ravvicinata, uno dietro l’altro. Il Platooning costituisce una delle prime applicazioni della guida automatica che vedremo sul mercato. Occorre anche specificare che, per il momento, questa forma di guida autonoma viene sviluppata per un ambiente stradale protetto o a complessità limitata. Quindi l’ambiente ideale del Platooning è rappresentato dall’autostrada, perché non ci sono pedoni od ostacoli improvvisi. Il Truck Platooning, come tecnologia di guida automatica, è stato studiato e perfezionato per anni, gli studi relativi a questa modalità di guida autonoma risalgono infatti a prima degli anni 2000, ma hanno subito un’accelerazione negli ultimi anni che ha portato all’European Truck Platooning Challenge 2016, un viaggio su strada aperta di convogli di camion a guida semiautomatizzata di sei costruttori europei che ha suscitato grande interesse perché per la prima volta si è testata questa tecnologia di guida autonoma applicata a camion in una strada aperta al pubblico, sulla tratta Bruxelles-Rotterdam, dimostrando che i costruttori europei di truck sono pronti a sfruttare questa modalità di trasporto”.

Ci può illustrare le motivazioni per cui l’EU promuove in maniera così importante il Platooning?

“I vantaggi del Platooning sono molteplici e possono essere divisi in due aree: benefici ambientali e sociali e benefici per le aziende di autotrasporto e logistica. Per quanto riguarda i primi, il Truck Platooning migliora l’aria, la sicurezza e l’efficienza del trasporto merci su gomma. È pulito, perché il plotone comporta un minore consumo di carburante in quanto i camion viaggiano vicini e a una velocità costante, con meno frenate e accelerazioni, con un potenziale di riduzione delle emissioni di CO2 stimato fino al 10%. Chiaramente per ottenere questa importante riduzione l’approccio al Platooning deve essere integrato quindi, oltre al camion, la progettazione dei rimorchi, i carburanti alternativi, la logistica, le infrastrutture e la tecnologia ITS (Intelligent Transport Systems), tutti elementi che svolgono un ruolo decisivo nella riduzione di emissioni di CO2. Il Platooning è sicuro: infatti, con i camion convenzionali il fattore di rischio è maggiore a causa del tempo di reazione dell’autista. Da ricordare, infatti, che circa il 90% di tutti gli incidenti stradali è dovuto a errori umani. Con la guida connessa, la frenata è automatica arrivando a un tempo di reazione praticamente pari a zero. Il sistema inoltre è efficiente perché utilizza le strade in modo più efficace, migliorando i flussi di traffico, riducendo code e ingorghi e ottimizzando la catena logistica. I benefici aziendali sono collegati al risparmio di costi, conseguenti a un minore consumo di carburante e a un flusso più sicuro e più efficiente delle merci. Infine, con il Platooning i conducenti dei camion che seguono il camion di testa hanno la possibilità di svolgere altre attività, come il lavoro amministrativo o effettuare chiamate o semplicemente riposare”.

Ingegnere, qual è oggi lo stato dell’arte del Platooning?

“Oggi la tecnologia del Platooning è ormai realtà, occorre però costruire un sistema multibrand che consenta a ciascun veicolo di unirsi ad un altro di un brand diverso, mentre dal lato delle infrastrutture occorrono regole comuni a tutti i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea. Per arrivare a realizzare questo obiettivo la Commissione Europea ha deliberato a giugno 2018 il Progetto Ensemble che mette insieme gli attori chiave per la realizzazione del Platooning: sei principali OEM di camion costituiranno il nucleo del consorzio del progetto, supportato da CLEPA che fungerà da organizzazione ombrello per coinvolgere tutti i fornitori pertinenti. Inoltre, un numero limitato di organizzazioni specializzate sarà coinvolto per trattare argomenti specifici come la valutazione della sicurezza, l’impatto del traffico e la progettazione del sistema di controllo del plotone. Nel progetto Ensemble, CLEPA riveste un ruolo rilevante perché coordina il gruppo di lavoro che ha l’obiettivo di realizzare le specifiche comuni dei componenti utilizzati per realizzare Platooning multibrand. Il progetto durerà fino a metà 2021, quando verrà effettuata una dimostrazione del sistema con sette camion di brand diversi che interagiranno in un ambiente autostradale”.

Secondo lei, il Platooning quando diventerà una realtà sulle strade europee?

“Il Platooning inteso come veicoli che viaggiano senza autista è uno scenario ancora lontano. Oltre alla tecnologia che evolve veloce occorre l’adeguamento della legislazione: la Convenzione di Vienna e di Ginevra, ad esempio, prevede che a bordo di un veicolo ci debba essere qualcuno che guida. E poi c’è un problema infrastrutturale, in quanto le autostrade per il Platooning devono avere caratteristiche specifiche di progettazione e costruzione ed essere predisposte per l’IoT (Internet of Things). Molto lavoro deve ancora essere fatto verso la standardizzazione dei diversi aspetti del plotone, quali le manovre per la formazione e l’uscita dalla formazione, le condizioni operative, i protocolli di comunicazione, i meccanismi di sicurezza. Di sicuro però la guida del camion sarà sempre più assistita e autonoma, garantendo una maggiore sicurezza attiva e passiva, più tempo all’autista per svolgere anche altri compiti, minori consumi e minore impatto ambientale”.

Chi è Alessandro Coda

Alessandro Coda, ingegnere torinese, lavora da oltre 13 anni a Bruxelles, ed è attualmente Chief Technology Officer di CLEPA – The European Association of Automotive Suppliers, con responsabilità di tutti gli aspetti tecnologici relativi a strategie, normative, standard, attività di ricerca e innovazione future. È stato coordinatore di ricerca presso EUCAR (European Council for Automotive R&D) e precedentemente alla Fiat Auto – Engineering & Design di Torino, come Direttore per metodologie, proprietà intellettuali e regolamenti responsabili) e Progetti per l’innovazione e al Centro Ricerche Fiat. Nel tempo libero ama lo sci, le camminate in montagna e le buone letture.

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a cura di Redazione